Sogno una sanità dove il paziente sceglie di “guarire” con l’aiuto di professionisti del settore che lo sostengano con le loro compentenze nel capire perché qualche parte del corpo non funziona più come si vorrebbe o come poteva fare “prima” o qualche parte “urla” il suo disappunto col dolore.

So che non posso “guarire” qualcuno, ma aiutarlo a curarsi si… e anche a guarire, ma solo se insieme facciamo qualcosa in vista di un obiettivo preciso. Perché i miracoli gli uomini e le donne non li possono fare!

Cosa chiedo ai miei pazienti?

L’ascolto, con le orecchie e con le mani, con l’osservazione nelle varie posture nello spazio, in movimento e in statica; l’analisi del problema, sempre congiunta col paziente; lo studio serio e l’approfondimento, l’esperienza, l’approccio olistico (soma ed emozioni nella loro globalità); sempre l’esplicitazione dell’obiettivo di lavoro, così che insieme possiamo capire cosa e perché lo facciamo; la verifica congiunta dei risultati; la facilità di chiudere la terapia se dopo 2/3 sedute non si è raggiunto quanto fissato dagli obiettivi; il suggerimento di quale tipo di specialista consultare se non si raggiungono risultati; l’etica e la passione; e sedute di un’ora.

Cosa mi auguro?

Che il paziente, dopo avermi conosciuta e aver sperimentato la fisioterapia con me, mi “consigli agli amici” perché ha fiducia non cieca, ovviamente, ma motivata da quanto fatto insieme. E che torni da me il più tardi possibile o mai, perché vuol dire che insieme abbiamo fatto un ottimo lavoro.